Riflessioni

Oltre la sofferenza

Il lavoro che il nostro periodo storico ci richiede è un lavoro di consapevolezza, che ci porti dall’essere assenti alla vita e a noi stessi, verso una presenza profonda. Il lavoro che dobbiamo compiere ci chiede di sviluppare tre capacità: l’apertura di mente, l’apertura di cuore e la volontà aperta. L’apertura di mente richiede la sospensione del giudizio. Significa osservare, osservare, osservare senza cadere nel solito meccanismo di azione-reazione che normalmente guida i nostri pensieri e comportamenti. Aprire la mente significa notare differenze tra quello che noi reputiamo vero e giusto e quello che dice l’altro: se ascoltate un confronto politico, assisterete quasi con certezza ad un dibattito, nel quale ciascuno difende le proprie idee, come se l’idea fosse la persona in carne ed ossa, e criticare l’idea significasse quindi criticare la persona con le reazioni che potete immaginare. Quindi, occorre andare oltre e occorre allora aprire anche il cuore, che significa ascoltare provando a mettersi nei panni dell’altro: pensare alla sua vita, a come è cresciuto, al tipo di ambiente nel quale ha vissuto. Comunque, non potremo mai provare quello che prova lui, ma sforzandoci di abbracciare la sua storia ci sarà più facile capirlo, non giudicarlo, accoglierlo. Infine, affinché la nostra vita non rimanga sospesa tra pensieri e desideri, occorre aprirsi alla volontà: significa agire con coraggio invece di rimanere bloccati nella paura. Sviluppare queste tre capacità è il lavoro di una vita, ma è anche un lavoro accessibile a tutti, indipendentemente dall’età, dallo stato sociale, dal proprio vissuto. La chiusura di mente, cuore e volontà sono gli elementi di una forma di assenza, paradossalmente sempre più presente sia a livello individuale che collettivo. Cercherò di essere semplice e concreta. Supponiamo che vicino a casa mia vi sia un cantiere, sulla strada. A seguito di un concorso pubblico, un’impresa si è aggiudicata l’appalto secondo determinati criteri che, in una società neoliberista, privilegiano principalmente (ma non solo) gli aspetti finanziari, cioè il costo. Supponiamo ora che io sia co-fondatrice di un’impresa che ha a cuore i propri dipendenti, perché se i dipendenti sono felici, lavorano bene e sono produttivi. Allora cercherò di pagarli in modo dignitoso, di non farli lavorare quando tempesta, e soprattutto agirò in modo tale da garantire la loro sicurezza fisica sul cantiere. Secondo voi, la “mia” impresa potrà mai a vincere quel concorso pubblico? Temo di no. L’impresa che si aggiudica l’appalto, oltre a sfruttare probabilmente la manodopera, mette anche a rischio la vita dei suoi dipendenti evitando i costi che una messa in sicurezza dei lavoratori comporterebbe. Nei casi estremi, questo comportamento darà luogo a “è di oggi la notizia di un tragico incidente su di un cantiere nella zona… . Morto un operaio quarantenne. Sono aperte ora le indagini per…”. Dietro a questo atteggiamento abbiamo, a livello individuale: mente chiusa (non mi interessa dei dipendenti, del lavoro in sicurezza, mi interessa solo vincere l’appalto), cuore chiuso (l’importante è che stia bene io), volontà chiusa (non mi interessa cambiare, perché la vita va così). A livello politico: è una esagerazione perché la realtà è diversa (mente chiusa); io mi tengo stretto il mio consenso politico e agli altri ci pensi qualcun altro (cuore chiuso), non si può fare diversamente (volontà chiusa). Ho reso l’idea? Lo stesso vale per le multinazionali che sfruttano il terzo mondo, per le imprese che mirano solo al profitto, per tutti i leader o manager che permettono lo “sfruttamento” (non solo finanziario, ma anche psicologico) dei lavoratori, per i politici che non tengono fede alle loro promesse e tradiscono il popolo, per tutti noi che permettiamo che le ingiustizie si perpetuino senza far nulla, come se la sofferenza fosse un destino ineluttabile. Si avvicina il Natale, e per chi non crede in Cristo, propongo in alternativa le quattro nobili verità della filosofia buddhista, le quali ci insegnano che: 1) Nella vita c’è sofferenza; 2) La sofferenza ha una causa; 3) Esiste la cessazione della sofferenza; 4) C’è una via per raggiungere la cessazione della sofferenza. La via è appunto allenare quelle tre capacità necessarie a co-evolvere, a lasciare che sia il futuro che vuole emergere ad insegnarci la via, liberandoci dal pensiero folle, che ci tiene imprigionati al passato, e cioè che Non Ci Sono Alternative. Palle, di Natale, sugli alberi possano portare colore e gioia nelle vostre case.