Riflessioni

L’economia ai tempi del Coronavirus

L’arrivo del Coronavirus ha cambiato, almeno momentaneamente, la nostra vita.

Le nostre abitudini, le nostre preoccupazioni, i nostri pensieri. La nostra percezione della realtà. In funzione del nostro carattere saremo più o meno sensibili, agitati, empatici, impauriti rispetto a quello che accade.

Ma cosa accade realmente?

Difficile da comprendere. La stessa scienza, deputata alla conoscenza di questo tipo di verità, non dà risposte univoche. Questo provoca disorientamento nelle persone e quindi paura.

A seguito di questa incertezza, i governi dei vari paesi adottano misure “adeguate, opportune” rispetto alla propria realtà e ai propri bisogni, che variano da paesi a paesi.
Così, a pochi chilometri di distanza, alcuni cittadini hanno dei diritti e altri no, alcuni hanno dei doveri ed altri no. Questa differenziazione, difficile da comprendere, alimenta confusione e quindi paura.

Quello che questo tempo ci invita a fare è assumerci le nostre responsabilità più immediate e poi interrogarci su quali sono le nostre vere responsabilità.

La più immediata responsabilità è quella di mantenerci ad una distanza di sicurezza dall’altro, perché ciascuno di noi è diventato pericoloso per l’altro (e non perché l’altro è pericoloso per noi). È la nostra responsabilità individuale.

Un’altra immediata responsabilità, a mio avviso, è quella di favorire le decisioni del governo attraverso una consapevole “obbedienza civile”, che non rappresenta la migliore soluzione in termini assoluti, ma mi sembra essere la soluzione migliore rispetto ai danni che l’anarchia o la disobbedienza popolare potrebbero comportare. Come dice una mia amica: “ Come dai pompieri, quando c’è da spegnere un incendio, ce n’è uno che dice cosa fare, gli altri eseguono. Non è il momento per mettersi a discutere. Magari discutendo si troverebbe un sistema migliore, ma ora che lo si è trovato, la casa è in cenere”.

Il governo è composto da persone che, direttamente o indirettamente (non recandoci al voto), abbiamo votato e prende decisioni sulla base di valori e interessi non trasparenti. Ancora di più questo è vero a livello federale. È attraverso l’asimmetria di informazioni che si esercita il potere.

Possiamo non condividere né valori né interessi, ma allora l’indignazione e la rivolta, l’agitazione di molti avrebbero dovuto aver luogo prima della loro elezione, proponendo e scegliendo un’alternativa.

Questo momento è propizio proprio per osservare quali sono le priorità politiche del governo cantonale e federale: le condividiamo? Se no, cosa decidiamo di fare?

A mio avviso, ci sono anche altre responsabilità, che ci trascendono come singoli individui, che abbiamo il compito di onorare attraverso un’azione collettiva basata sulla consapevolezza .

Se ciascuno di noi è libero di interpretare quello che accade, attribuendone la causa a un Dio, alla natura o al caso, la nostra responsabilità risiede nell’ osservare ciò che accade con una consapevolezza nuova. La nostra responsabilità ci chiede di interrogarci, come cittadini, come figli, come popolo: “Che cosa ci insegna quello che sta accadendo?”.

Al di là alla mancanza di visione e intenzione comune da parte dei governi delle nazioni mondiali, quello che notiamo è comunque un primato dell’economia sulla vita. L’economia non può fermarsi sennò moriamo: o di fame, o per mancanza di personale sanitario o per mancanza di soldi. Questa è la nostra narrazione. Una cosa è certa. Che il virus prima o poi si fermerà, lasciando alle spalle morti, e un’economia con molti feriti e qualcuno che invece ne uscirà ancora più potente e ricco di prima (nella nostra epoca il virus è anche business).

Che tipo di economia, di relazioni, di consapevolezza ci avrebbero permesso, ci permetteranno, di affrontare questa situazione con un senso di fiducia, di sicurezza, di responsabilità?

Quello che dobbiamo assolutamente fare è interrogarci e trovare il modo per ripartire, da domani, con un lavoro collettivo di co-creazione e prototipazione di un nuovo modello di economia locale. Dobbiamo ripartire da ciò che siamo in grado di determinare, di modellare sulla base di nuovi rapporti umani.

Dobbiamo rifondare la nostra economia partendo da una visione globale dell’economia locale, attraverso un dialogo e azioni sinergiche (non più competitive) tra tutti gli attori locali: PMI, associazioni di produttori e consumatori, associazioni dei commercianti, istituzioni, portatori di altri interessi.

In un momento carico di dubbi, le paure concrete (come faremo a riprenderci finanziariamente da questa crisi?) possono divenire opportunità, grazie ad una solidarietà e ad un senso profondo e libero di responsabilità comunitaria: costruiamo insieme la transizione da una Ego- a una Eco-nomia ticinese.

Stiamo organizzando degli incontri virtuali per seminare in questo tempo di primavera.

Per aiutare in particolare le micro e medie imprese a tessere reti di collaborazione trasversali, con tutti gli attori locali che vorranno prender parte al cambiamento positivo.

Se siete motivati e volete partecipare a questi incontri, scriveteci (info@manuelapagani.ch).